Assointrattenimento- Confindustria: è richiesta l’onestà intellettuale di tutti coloro che fanno impresa, oltre alla collaborazione degli avventori. Si tratta di un atto di responsabilità sociale: se il contagio avviene laddove ci sono affollamenti, evitiamo di frequentare chi approfitta della circostanza per aggirare i provvedimenti del governo a discapito della salute di tutti. L’allarme di contagio del Coronavirus in Italia, oltre alle gravi conseguenze sulla salute delle persone, sta producendo gravissime ripercussioni economiche alle imprese dell’intrattenimento.
Le nostre imprese sono pronte a fare la propria parte ma qualche cosa evidentemente non funziona.
Senza nulla contestare in merito alle politiche sanitarie di contenimento del Virus, alle quali le discoteche aderenti ad ASSOINTRATTENIMENTO si sono responsabilmente adeguate, non si può non osservare quanto accade.
Se la ratio delle disposizioni di urgenza è quella di contenere la diffusione del virus attraverso la limitazione di assembramenti di persone in luoghi pubblici e privati, ciò dovrebbe valere per tutti e anche per quei bar e ristoranti (luoghi non deputati all’intrattenimento) che, approfittando della chiusura delle discoteche, intendano organizzare concerti, serate musicali e spettacoli, ad esempio in occasione dell’ imminente 8 marzo “festa della donna” (cosi nei fatti creando pericolosi affollamenti difficilmente gestibili). Dunque anche queste pericolose situazioni devono essere necessariamente impedite in nome della Pubblica Salute.
Proprio per questo ci rivolgiamo ai nostri clienti chiedendo di non partecipare a tali eventi e di prontamente segnalare eventuali abusi alle autorità preposte poichè l’interesse primario è la salute di tutte le nostre città.
Attualmente, il numero complessivo di aziende effettivamente operanti nell’attività di Pubblico Spettacolo risulta pari a 3000 unità, con un fatturato annuo di 2 miliardi e 800 milioni e un’occupazione di circa 90.000 dipendenti, ma le difficoltà e i danni economici non si limitano al solo nostro settore, colpendo anche tutta la sottesa e connessa filiera.
Locali chiusi significa incassi azzerati: ovvero collasso di tutto il settore; forse e purtroppo in favore dei soliti “furbetti all’italiana”.
La stima dei mancati introiti nei due week end di sospensione dell’attività a causa dei provvedimenti di urgenza dalle autorità nella sola “zona gialla” è pari a circa € 49.000.000,00 con un gettito di I.V.A. non incassato dall’erario pari a circa € 10.700.000,00. Il numero dei dipendenti rimasti SENZA LAVORO dal 23 febbraio 2020 risulta essere di n. 43.000 unità.
Concludiamo col ringraziare tutte le persone che vorranno unirsi a noi nella denuncia di pratiche contrarie alle norme di urgenza adottate in questo drammatico momento, ricordando anche l’elogio espresso dal nostro Presidente L. Zanchi nei confronti di tutti gli imprenditori che sono riusciti a resistere in questi anni di demonizzazione dei locali notturni, accusati di essere i protagonisti del disastro sociale giovanile (dalla droga all’alcol, alle stragi del sabato sera) e demoliti da politiche e leggi talvolta assurde: tenete duro, siamo con voi.
Marzo 6, 20200