Il pericoloso allarme di contagio del Coronavirus in Italia, oltre alle pesanti conseguenze sulla salute delle persone, sta producendo gravissime ripercussioni economiche sulla gestione delle imprese dell’intrattenimento.
Le nostre imprese non si vogliono smarcare innanzi a questa inedita situazione allarmante e, come sempre, sono pronte a fare la propria parte ma evidentemente il sistema è andato in corto circuito e qualche cosa non funziona.
Senza nulla contestare in merito alle politiche sanitarie di contenimento del virus, non si può non osservare una gravissima sperequazione di trattamento tra aziende della stessa filiera:
1) lo Stato, ed in particolare il Ministro Gualtieri, sembra non essersi accorto che le discoteche non sono state chiuse solo nella zona rossa ma in tutta la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna e la disposizione con effetto immediato relativa alla sospensione dei pagamenti dei tributi, alle ritenute fiscali, alle cartelle esattoriali, agli accertamenti tributari e alla sospensione delle rate dei mutui deve dunque essere estesa a tutte le aziende del settore che hanno subito una chiusura coattiva da parte delle istituzioni;
2) se la ratio sottesa alle Ordinanze regionali è quella di contrastare la diffusione del virus attraverso la limitazione dell’assembramento delle persone in luoghi pubblici e privati, la scelta dei destinatari dei provvedimenti di chiusura coattiva è stata operata senza alcuna apparente logica. Viene imposta la chiusura totale alle discoteche e ai locali notturni, mentre la stessa è solo parziale per i bar ed esclusa per i ristoranti, i centri sociali e i circoli privati. Dunque la percezione è che chi paga le tasse deve chiudere mentre chi non versa nulla e magari esercita anche attività abusiva e al limite della legge è premiato. Complimenti al mentore di quanto disposto nelle norme: dovrebbe forse studiare di più ed evitare di darsi all’improvvisazione. In un locale notturno (in particolar modo, lap dance o night club) non si verifica mai la presenza contemporanea di più di 20/50 persone (compreso il personale), mentre in un ristorante tale numero è solitamente molto maggiore e distribuito su una superfice ben inferiore a quella dei locali notturni. Ed ancora, è veramente inspiegabile come la Regione Emilia Romagna possa permetta l’apertura e la normale attività a circoli ricreativi e privati (vedi Arci) che, ad esempio, solo nelle città di Bologna e di Modena hanno dimensioni ed affluenza ben superiori a quelle degli esercizi pubblici di intrattenimento. I nostri associati della zona, che già non godono dei benefici fiscali e delle numerose agevolazioni riservati ai circoli privati, lamentano questa evidente sperequazione di trattamento in questo drammatico momento che rischia seriamente di compromettere definitivamente la prosecuzione delle loro attività. Come è agevole comprendere questa assurda situazione è assolutamente inaccettabile, anche perché produce una fuga del personale delle aziende chiuse (rispettose dei provvedimenti dell’autorità) verso quei locali irregolarmente ed ingiustamente aperti e liberi di svolgere le proprie serate.
Ciò premesso, nell’ambito di questa allarmante situazione che ha colpito il nostro paese, Asso intrattenimento chiede con fermezza alle Istituzioni tutte di adottare provvedimenti effettivamente uniformi che producano un trattamento univoco a tutti i soggetti coinvolti nel settore dei Pubblici esercizi e nella la relativa filiera e inoltre, stante la chiusura coattivamente imposta alle attività imprenditoriali e quindi la loro conseguente impossibilità oggettiva di produrre incassi e registrare introiti, chiede che sia anche disposto per tutte le aziende coinvolte – con effetto immediato – l’esenzione (o quantomeno la sospensione provvisoria) dal pagamento di tutti gli oneri contributivi e fiscali connessi e derivanti dai rapporti di lavoro, nonché la sospensione della debenza per le imposte dirette ed indirette quali: Iva – Tasi – Tari – Imu – Irpef – Irap e Ires maturate o in scadenza nel periodo oggetto della chiusura coattiva e per almeno i tre mesi successivi, in modo tale da permettere alle aziende di affrontare questa grave ed imprevista situazione di urgenza e poter successivamente riprendere il normale svolgimento della propria attività senza l’assillo del pagamento di oneri contributivi e fiscali, a cui sarebbero, nell’attualità, oggettivamente impossibilitati a far fronte.
Termino complimentandomi con gli imprenditori che sono riusciti a resistere in tutti questi anni di demonizzazione dei locali notturni, accusati di essere i protagonisti del disastro sociale giovanile (dalla droga all’alcol, alle stragi del sabato sera) e vessati da politiche, leggi e provvedimenti assurdi: siete degli eroi.