Ancora una volta il Governo agisce con scelte unilaterali ignorando le criticità indicate dalle Associazioni di Categoria.
Il CdM ha approvato ieri il c.d. Decreto Ristori, un provvedimento che stanzia 5,4 miliardi di indebitamento netto e 6,2 miliardi di saldo da finanziare, per ristorare le attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle restrizioni introdotte con gli ultimi DPCM.
Da 8 mesi, Assointrattenimento si batte per ottenere finanziamenti dal Governo che ha sospeso le attività delle nostre aziende fin dalla fine di Febbraio 2020.
Dopo innumerevoli tentativi: lettere inviate ai Ministeri, interviste, appelli vari e numerose riunioni, tra le quali spiccano quelle con il Ministro dello Sviluppo Economico; il Governo Conte, anziché utilizzare le indicazioni e le informazioni emerse dal confronto con le Associazioni Nazionali di categoria, ha deciso, unilateralmente, di procedere inaudite le nostre istanze.
In ogni caso, a detta del Governo, i settori colpiti direttamente e indirettamente dalle nuove restrizioni riceveranno contributi a fondo perduto, il cui importo varia dal 100% al 400% di quanto ottenuto nel mese di giugno 2020 parametrato alle perdite subite nelmese di Aprile 2020, a seconda del settore.
Inoltre, il DL prevede espressamente: “è riconosciuto uncontributo a fondo perduto a favore dei soggetti che, dichiarano di svolgere come attività prevalente una di quelle riferite ai codici ATECO di cui all’allegato 1” dello stesso Decreto Legge”.
Assointrattenimento è profondamente critica rispetto alle misure adottate nel Decreto Legge: le attività di discoteca, di sala da ballo, di organizzazione di eventi e simili risultano fortemente penalizzate da questa modalità di rimborso per una serie di motivi:
- utilizzare il “codice ATECO prevalente” per stabilire se un soggetto ha diritto o meno al ristoro è errato, iniquo e pretestuoso: sorprende infatti che il Governo, che ha a disposizione tutti i dati fiscali in modalità on lineda anni, non si renda conto che moltissime società del settore Pubblico Spettacolo, operino con aziende multiattività e che la maggioranza di queste abbia come codice prevalente un codice diverso da quello destinato a ricevere il previsto ristoro del 400%. Se il Governo non voleva che le discoteche avessero accesso reale al ristoro, comunicando tuttavia messaggi diversi alla stampa e ai cittadini, il meccanismo scelto nel DL è proprio la misura giusta.
- La misura prevede il ristoro al 400% per le aziende che hanno codice ATECO prevalente 93.29.10 (discoteche, sale da ballo, night club e simili), ma 400% di cosa? Di quanto eventualmente ottenuto nella precedente richiesta di rimborsi – presentata il mese di maggio – parametrata alla differenza tra gli incassi del mese di aprile 2020 con quelli di aprile 2019. Anche in questo caso si denota grave incapacità di azione dovuta a incomprensione del settore intrattenimento. Il mese di aprile è un periodo di “cambio stagione” dove i locali all’aperto sono ancora chiusi senza produrre fatturato ed i locali al chiuso stanno finendo la stagione con forti flessioni di presenze e incassi. Dunque,a parte qualche rara eccezione,i locali estivi percepirannopoco o nulla e i locali invernali avranno invece una “mancia” con la quale potranno forse pagare per qualche mese la bolletta dell’energia. Diversamente un provvedimento studiato sulla riduzione del fatturato annuale sarebbe stato economicamente più equo e redistributivo delle risorse di finanza pubblica.
Altra misura attuata in ristoro alle nostre aziende è il Credito d’imposta sugli affitti esteso ai mesi di ottobre, novembre e dicembre; Il relativo credito è cedibile al proprietario dell’immobile locato. Non si può non rivendicare anche in questo caso una macroscopica “svista” del Governo che, con l’attuale decreto, nonprevede lo stesso sgravio anche per i mesi di luglio, agosto e settembre 2020, mesi nei quali le nostre aziende, a parte qualche locale estivo per una breve parentesi su base regionale, erano chiuse per decreto.
Ultima misura adottata in favore delle aziende è la cancellazione della seconda rata IMU 2020 relativa agli immobili e alle pertinenze in cui si svolgono le attività per le categorie interessate dalle restrizioni. Permane la condizione per cui deve esserci identità fra proprietario e gestore.
Sono infine state adottate misure a sostegno del lavoro che dispongono ulteriori 6 settimane di Cassa integrazione ordinaria, in deroga e di assegno ordinario legate all’emergenza COVID-19, da usufruire tra il 16 novembre 2019 e il 31 gennaio 2021 da parte delle imprese che hanno esaurito le precedenti settimane di Cassa integrazione e da parte di quelle soggette a chiusura o limitazione delle attività economiche. Viene prevista inoltre un’aliquota contributiva addizionale differenziata sulla base della riduzione del fatturato:
– 18%: per i datori di lavoro che non hanno avuto riduzione di fatturato
– 9%: per una riduzione di fatturato inferiore al 20%.
La Cassa è gratuita per i datori di lavoro che hanno subito una riduzione di fatturato pari o superiore al 20%,per chi ha avviato l’attività dopo il 1° gennaio 2019 e per le imprese interessate dalle restrizioni.